​Nella forma umana della vita la morte è in primo piano: la morte di un essere umano avviene sempre troppo presto, sempre in anticipo, ingiustamente prematura. Anche un anziano che muore incarna l’ingiustizia della fine, la terribile legge del tempo alla quale non possiamo sottrarci. Lo scrittore, M. Recalcati, ha concepito un nuovo saggio incentrato sui temi del lutto e della nostalgia "La luce delle stelle morte". Al centro di questo libro c’è il rapporto della vita umana con l’esperienza traumatica della perdita. Cosa accade dentro di noi quando perdiamo chi abbiamo profondamente amato? Quale vuoto si spalanca? Quale lavoro ci attende per ritornare a vivere? E cosa avviene quando questo lavoro risulta impossibile e ci sentiamo persi insieme a chi abbiamo perduto? Il lavoro del lutto e la nostalgia sono due esempi di come possiamo restare vicini a ciò che abbiamo perduto senza però farci inghiottire dal dolore. Mentre il nostro tempo esalta il futuro, il progetto, l’intraprendenza, il lutto e la nostalgia ci ricordano che lo sguardo rivolto all’indietro non è sempre segno di impotenza, ma può anche alimentare le risorse che servono per essere davvero capaci di non smettere mai di nascere.
Può la luce arrivare dal passato? All’interno del suo nuovo libro, Massimo Recalcati rintraccia la natura della nostalgia, ne tratteggia i contorni e ne delinea i più minuscoli lineamenti, arrivando a raccontare, infine, l’esistenza non di una nostalgia, ma almeno di due di esse. Qui Recalcati illustra due tipi di nostalgia. C’è una nostalgia che potremmo anche definire “patologica”, perché il dolore della perdita e la sofferenza per la rottura di un equilibrio ci fanno rimanere ancorati al passato, come immobili nella triste contemplazione di qualcuno o qualcosa che è stato e non può più tornare. La morte non investe soltanto la persona o la situazione che ha terminato il suo ciclo vitale, ma anche chi sperimenta questo tipo di nostalgia. Non c’è modo di andare avanti, di ritornare alla vita. Recalcati parla poi di un’altra nostalgia, diametralmente opposta per natura a quella finora raccontata. Ed è questa che ricorda, per l’appunto, la luce delle stelle morte che dà il titolo all’intera opera. Se la prima nostalgia è immobilità, passato e morte, la seconda è dinamismo, presente, vita. Le stelle muoiono, ma la loro luce arriva sino a noi, che ne rimaniamo folgorati, ispirati. Così dovrebbe essere la nostalgia: la persona che non c’è più, il passato che si è rotto o se n’è andato per sempre, non dovrebbero farci rimanere incastrati nelle sabbie mobili della non-vita. Tutt’altro, “le piccole cose che abitano la nostra memoria” – così come le chiama Massimo Recalcati – dovrebbero essere le scintille che illuminano il nostro agire e alimentano i nostri sogni.