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Narciso è il giovane bellissimo che perde la vita perché si innamora perdutamente della sua immagine riflessa in un laghetto. Nell’estremo tentativo di raggiungere quel ragazzo irresistibile di cui si è innamorato – che in realtà è il proprio riflesso – si getta nell’acqua e annega. Quando le ninfe accorrono per seppellirne il corpo, al suo posto trovano degli splendidi fiori bianchi e gialli, i narcisi appunto. Il termine “narciso” deriva dal greco narke che significa “torpore” e “stupore”: quello che Narciso ha provato vedendo se stesso per la prima volta. Di questo parla Vittorio Lingiardi nel saggio Arcipelago N. Variazioni sul narcisismo, edito da Einaudi. Psichiatra, psicanalista e professore ordinario all’Università La Sapienza di Roma, con i libri precedenti Lingiardi ci ha abituati a finissime analisi della psiche umana. In questo suo breve testo offre uno spaccato insolito e ricco di quello che Freud battezzò narcisismo. Ci sono narcisi fragili e narcisi grandiosi, narcisi maligni, narcisi psicopatici ed altri ancora. Per questo l’autore ha intitolato il libro Arcipelago N. Ma in realtà il narcisismo ci riguarda un po’ tutti perché “abita i nostri amori e tutte le relazioni”. I narcisisti possono essere timidi o prepotenti.
Possono essere “a pelle sottile”, se non sono stati in grado di costruirsi un’armatura che li protegga dalla realtà per cui si sentono inadeguati e angosciati dal giudizio degli altri. Oppure possono essere “a pelle spessa”, con le loro caratteristiche sfarzose e l’arroganza. Ma c’è sempre un doppio lato della medaglia.“In ogni narcisista grandioso si nasconde un bambino che si vergogna”, mentre “in ogni narcisista depresso e autocritico si annidano le fantasie di un bimbo onnipotente”. In questo arcipelago di possibilità, alcuni narcisisti sono tormentati dall’insoddisfazione, abitati dal vuoto, piegati dalla depressione, altri sono pieni di fascino e di successo. Ogni Narciso cammina su una corda tesa fra un sano amor proprio e la sua patologica celebrazione. Sembrerebbe che questa patologia sia in aumento: nell’epoca dei selfie e dei social l’individuo è sempre più esibizionista. Se, in una certa misura, il narcisismo riguarda ognuno di noi, bisogna distinguere la soglia che separa il narcisismo della vita quotidiana da quello maligno che intossica l’ambiente di lavoro, la politica e, soprattutto, le relazioni affettive. “Le illusioni narcisistiche sono soluzioni patologiche di sopravvivenza. Il narcisismo sano è quello che ci consente di apprezzare il nostro valore e di avere autostima, il che è fondamentale per mantenere l’equilibrio psichico ed instaurare relazioni affettive felici. Il narcisismo malato invece è pericoloso per se stessi e per gli altri. Chi ne soffre ha come comune denominatore il senso di grandiosità, la convinzione di essere unico e speciale e di dover essere ammirato per questo. Il narcisista patologico è un grande manipolatore, manca totalmente di empatia e dissemina molta sofferenza intorno a sé perché non percepisce i sentimenti e le esigenze affettive altrui. È inoltre incapace di provare sensi di colpa. Difficile però che i narcisisti più gravi vadano in terapia, perché troppo autocentrati e vanitosi per considerare anche solo lontanamente l’ipotesi di avere un problema.
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